
Il rischio radiologico è il rischio corrispondente all’esposizione indebita o accidentale alla radioattività artificiale. Se nell’esposizione sono coinvolte materie fissili, in particolare uranio e plutonio, si parla anche di rischio nucleare.
La radiazione è solitamente classificata in base agli effetti che produce nell’interagire con la materia: si parla quindi di radiazione ionizzante oppure di radiazione non ionizzante. Quest’ultima comprende fenomeni quali la luce ultravioletta, il calore radiante e le micro-onde.
La radiazione ionizzante comprende:
- i fenomeni di radioattività naturale non connessi alle attività umane, come i raggi cosmici e la radiazione proveniente dalle materie radioattive contenute nel terreno;
- i fenomeni di radioattività artificiale causati dall’attività umana, come le sorgenti di raggi X per usi medici.
La sezione è dedicata esclusivamente alla radiazione ionizzante, con particolare riguardo alla radioattività artificiale, e alla gestione dei rischi connessi all’esposizione della popolazione a tale forma di radiazione.
Sorgenti di rischio radiologico e nucleare in Italia
Le possibili sorgenti di rischio radiologico e nucleare in Italia sono connesse agli utilizzi delle materie radioattive artificiali. Gli usi più significati della radioattività nel nostro Paese, sono legati a:
- applicazioni mediche per terapia (sorgenti radioattive di grande intensità e di lunga vita media);
- applicazioni mediche per diagnostica (sorgenti radioattive di bassa intensità e di vita media breve);
- applicazioni industriali (sorgenti radioattive di media intensità e lunga vita media);
- ricerche scientifiche (Impianti nucleari di potenza zero, acceleratori di particelle, sorgenti di taratura);
- trasporto sul territorio italiano di materie radioattive per le applicazioni elencate;
- sosta in alcuni porti predeterminati e appositamente attrezzati di naviglio militare a propulsione nucleare;
- produzione di energia elettrica (ferma per la moratoria decisa da Governo e Parlamento);
- rifiuti radioattivi derivanti dalle applicazioni precedenti.
Gli impianti nucleari in Italia e vicino al confine
In Italia, le quattro centrali nucleari per la produzione di energia elettrica sono state spente e svuotate del combustibile nucleare. La decisione è stata assunta in base alla moratoria sull’impiego del nucleare a uso pacifico con il referendum popolare del 1987. L’Italia ha interrotto così l’attività delle proprie centrali ed elaborato una prima versione del Piano Nazionale per le emergenze nucleari. I siti al momento sono in fase di disattivazione, in vista del completo smantellamento e della restituzione del terreno ad usi civili. L’attenzione al rischio nucleare resta comunque alta per la presenza di centrali a meno di 200 km dal confine italiano. Entro questa distanza sono attualmente attive tredici centrali nucleari in Francia, Svizzera, Germania e Slovenia.
Fonte: Sito del Dipartimento della Protezione Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri