La Storia

Etimologicamente Strangolagalli significa: Castello circolare cinto da palizzata. Infatti, il paese è situato su un colle di forma pressoché circolare, a guardarlo ha l’aspetto di una trottola, che in dialetto ciociaro si dice “stromm’la” o “strumm’l”, da “strongylos” in greco bizantino, che significa appunto: circolare. In origine era un agglomerato immerso in un bosco e, per proteggerlo dal pericolo nemico, lo circondarono di una palizzata che, nei tempi antichi, era il sistema difensivo più economico e sbrigativo, tipico soprattutto nel Nord-Europa. I Longobardi attribuivano il nome “Wall” da “Wald” al bosco; in italiano la W diventò G e Wall si trasformò in Gall e, quindi “strongylos-gall” Strangolagalli.

I primi documenti che attestano l’esistenza di Strangolagalli, risalgono all’anno 1097… il Papa Urbano II, nella Bolla “Justis votis”, confermava in forma solenne al Vescovo di Veroli, Alberto ed ai suoi successori, il possesso dei beni della cattedrale e la giurisdizione vescovile sulla diocesi. Bolla MXCVII – Documento dove compariva per la prima volta “Strangolagalli”. (Cfr. C. Scaccia Scarafoni, Le carte dell’archivio capitolare di Veroli, Roma, 1960, pp.104-105).

Non abbiamo fonti o reperti archeologici che possano far luce sulla nascita del primitivo centro abitato. Lo studioso di fisica e con il diletto della storia, Antonio Vitaliani di Ceprano, scriveva nel secolo XVII “Ceprano confina con il territorio di Strangologallo, che fu per l’antico una sontuosa villa di Astrogallo, figlio di Cornelio Gallo, pretore di Roma, intorno all’anno 650 di Roma”. Anche il Vitagliano racconta una straordinaria storia del castrum Strangulagalli: <<…dalla parte del settentrione per una valle che principiando dal nostro fiume Liri si continua con un fosso o con un rio detto Campo Lungo confina con il territorio di Strangolagallo che fù per l’antico una sontuosa Villa di Astragalo Gallo, il figlio di Cornelio Gallo, Pretore di Roma, quegli, che nel più interno delli suoi gusti, spirò tra le braccia della sua cara Amante. Questo medemo Astragalo havendo insidiato alla quiete di Rufino, padre di Silla, che contro gl’ordini di quel maestoso Senato havesse ritenuto in casa maggior somma di moneta che quello non disponeva, e che perciò avendoli fatto dare il bando da Roma non fece ne meno le sue fortune troppo durabili, poichè ritrovò li suoi infortunij maggiori nelli di lui accasamenti, che non avrebbe trovato nelle battaglie mederne. Giachè sendo stata la guerra di ponto contro Mitridate commessa à Lucio Silla Dittatore il figlio, circa l’anno 650 di Roma, venne con il suo poderosissimo esercito ad invadere Mario che negl’agi e nè piaceri della sua Villa hoggi detta casamari, quinci puoco discosto, si tratteneva, al cui avviso se ne fuggi volando in Africa, avanti di ricevere il colpo fatale, che li atterrò questa Villa; e quella pur’à questa vicina d’Astragalo, cadde la maggior parte sotto lo sforzo del di lui braccio; delle cui reliquie serbate nel centro di quella terra ad ingiuria del tempo, par che gemano i sassi, o d’un altiero colosso, o di un vivo simulacro, o d’altra mole estinta, gl’honorandi vestigij; che poi a memoria di tal fatto, fu riedificato dai Conti Ceccani nel cui dominio la racconta l’Aretino al lib. 5 cap. 8 rimurando una lapide dell’istesso Rufino nella cornice della chiesa di S. Angelo Parochiale di quel Castello dove hoggi parimenti si vede….>>. Ma reperti archeologici e documenti mettono in dubbio l’attendibilità di questa ricostruzione, più leggenda che storia, così come far risalire il nome del paese ad una battaglia che realmente si è svolta in questi luoghi nel 1435-42, tra gli Angioini e gli Aragonesi per la successione al trono di Napoli. E’ anche vero che intorno al 774-787 Carlo Magno combatté contro i Longobardi che dominavano dalle Alpi sino a Benevento. Ma la mancanza di documenti non permette di andare oltre queste vaghe supposizioni.

Tornando alle origini, il nostro territorio fu sicuramente abitato in epoca romana, lo testimoniano quei numerosi reperti archeologici che sono giunti intatti sino a noi e si trovano tra queste splendide colline, anche per la vicinanza di un importante sito archeologico: Canneto di Colli. Probabilmente Strangolagalli faceva parte del territorio di Luca dei Volsci, che recenti ricerche fanno corrispondere all’attuale Boville Ernica. Dopo varie vicende il territorio passò a Veroli, meno certa l’appartenenza a Casamari. Ma il nostro ceppo per gli antichi tratti somatici, è riconducibile al popolo Ernico come Anagnia, Ferentinum, Alatrium e Verulae, e non Volsco come Frusino, Arpinum, Sora e Atina. La caduta dell’Impero romano rese difficile la vita nelle nostre contrade, l’adozione dell’Imposta fondiaria causò il progressivo abbandono delle terre da parte dei piccoli proprietari, con l’aumento di ricchi latifondisti. Numerosi furono i lasciti alle varie curie vescovili, parrocchie ed abbazie. Le continue invasioni barbariche, dai Visigoti di Alarico (419) sino al 580, sconvolsero anche le nostre terre, rendendo la vita travagliata ed insicura, mettendo a ferro e fuoco questi splendidi luoghi. In un periodo così burrascoso tutti cercavano una guida ed una protezione nell’autorità ecclesiastica ed il clero divenne, così, per oltre mille anni un “potere temporale”. A far ripiombare nel terrore la nostra terra ci pensarono i Saraceni che nell’884 distrussero l’Abbazia di Montecassino stabilendosi in zona per molti anni, distruggendo, saccheggiando e razziando; solo nel 916 le orde saracene furono ricacciate a sud del fiume Garigliano. All’incirca nell’anno mille i centri di Strangolagalli, Ripi e Pofi ebbero la valenza di “castelli”, attorniati da estensioni territoriali più o meno grandi, che permettevano agli abitanti di ripararsi all’interno di essi in caso di incursioni e saccheggi; infatti nei documenti del tempo troviamo scritto “Strangulagallo in oppido” che indica la presenza di una cinta difensiva, composta da una palizzata di tronchi ad alto fusto.

In seguito ad un intreccio di matrimoni, di acquisti e co-signorie, Strangolagalli intorno al 1100, passò in mano ad una famiglia monticiana, i Girindi di Campagna, che spesso si scontrava con i Vescovi locali; questi ultimi la spuntarono nel secolo XII. Si susseguirono le donazioni vescovili con cessioni di proprietà e, le lotte intestine tra la famiglia d’Aquino, permisero che il territorio rimanesse in mano alla Chiesa di Veroli, seguì un periodo di relativa tranquillità sino al 1251, anno in cui Strangolagalli fu completamente distrutta dagli invasori della Campagna, a causa di un incendio provocato dall’esercito di Corrado, nipote dell’Imperatore Federico II, Imperatore di Germania e re d’Italia, riconosciuto eretico e ribelle dal Concilio di Lione (1245). Una ricostruzione sinora poco conosciuta, ma che apre anche nuovi interrogativi, in base all’esame accurato di alcuni documenti storici, identifica il centro di Strangolagalli quale Flagella, città che Federico II iniziò a costruire con un disegno innovativo e rivoluzionario, che fece da prototipo, due secoli dopo, alle città rinascimentali. Dopo la ricostruzione, Strangolagalli seguì le vicende della famiglia d’Aquino, con gli abitanti dediti alla coltivazione ed al disboscamento per accrescere le terre coltivabili. Nel secolo XIV i residenti dovevano versare alla diocesi di Veroli le “decime”: pagamento che avveniva tramite monete d’argento dette denari o anche grossi. Erano presenti tre chiese: Carpine, San Nicola e Sant’Angelo. Quest’ultima nel 1700 dopo essere stata ricostruita fu dedicata a San Michele Arcangelo, (curiosa la coincidenza di date, nel 1721, la Chiesa di San Pietro di Canneto- Colli – fu ricostruita e dedicata a Maria Santissima di Canneto). Nel 1422, vi fu la confisca dei beni della famiglia d’Aquino, da parte del Papa Martino V che assegnò al nipote Antonio i feudi di Monte San Giovanni e Strangolagalli. Con la morte del Papa (1431) si aprì un altro periodo turbolento tra corruzione e tradimenti che sfociò in una guerra combattuta in questa zona, la toponomastica ne rende atto: Campo Isabella, Campo dei Galli e Campo Milano. La lunga e sanguinosa guerra si terminò nel 1442 con la vittoria di Alfonso d’Aragona. Il feudo monticiano e strangolagallese tornò così all’ultima erede Antonella d’Aquino che portò in dote questo patrimonio al coniuge Innico d’Avalos, così ebbe termine il dominio dei Colonna. Intanto, altre vicissitudini attendono i cittadini, tra le quali una lotta tra poteri, quello temporale dei Papi Paolo III, Giulio III , Paolo V e Clemente VIII e quello di Alfonso e Ferdinando, re di Napoli; un vero e proprio impero misto. Il dominio dei d’Avalos su Monte San Giovanni e Strangolagalli, feudatari del Re di Napoli, fu interrotto solo per un breve periodo (1501-03), quindi venne ceduto il ducato al Papa Clemente VIII il 20 maggio 1595 per una somma di 160.000 ducati. Infatti,nel 1568, il feudo in memoria della giovinezza trascorsa nel Castello monticiano dal Dottore della Chiesa San Tommaso d’Aquino (1243-45), venne elevato a ducato.
In occasione dell’acquisto del ducato l’8 giugno 1595 fu concessa dal Papa l’amnistia a tutti i detenuti; inoltre stabilì un governo autonomo dalla provincia di Campagna, regolato a proprie leggi: gli “Statuti”, alcuni particolarmente interessanti e distinti dal resto della provincia. Iniziò il fenomeno del brigantaggio, con la banda del brigante “il Prete”, crudele e feroce, la più temuta e diffusa dello Stato pontificio. Le orme del famoso brigante furono poi seguite da Marco Sciarra che rapinava ed uccideva in questi luoghi, scontrandosi con i soldati pontifici e napoletani. Verso il 1700 il paese contava seicento persone. Imperversava il brigantaggio, essendo un luogo di frontiera, con bande sempre più agguerrite che facevano la spola tra le due sponde del fiume Liri. Leggendarie le gesta dei briganti Pietro della Calabria, Pellecchia, Chiavone, Veloccia, Il Matto di Vallecorsa, Massaroni e Gasparri di Sonnino (Marittima). Nel 1808 e sino al 1814 diventò un cantone di Ripi, ma con la Restaurazione (1815) si tornò ai monticiani sino al 1817. Infatti, il nuovo ordinamento dei comuni (mutò proprio 06 luglio 1816), voluto da Papa Pio VII, l’antica provincia di Campagna e Marittima, divenne Delegazione con capoluogo Frosinone e con questa riforma Strangolagalli fu unita al Governo di Ceprano. Le bande di briganti continuavano ad imperversare in questa zona, impegnando costantemente le truppe pontificie, anche dopo l’unità d’Italia (1861), per odio contro i piemontesi ed erano rifocillati dagli spodestati sovrani borbonici del regno napoletano.
Nel 1867, i garibaldini tentarono di raggiungere Roma per occupare con la forza lo Stato Pontificio e fu in quella occasione che questa terra divenne, per alcune ore il 25 ottobre di quell’anno, terra d’Italia. Ma i tentativi di Garibaldi si frantumarono dopo pochi giorni e si dovette aspettare il 20 settembre 1870 quando, con la “breccia di Porta Pia”, Roma fu proclamata Capitale d’Italia e finalmente anche Strangolagalli diventò territorio italiano.
Le famiglie più rappresentative delle varie contrade, si riunirono in congresso autoproclamandosi “cittadini liberi da ogni dipendenza amministrativa”, staccandosi dal Governo di Ceprano. Si eressero a Comune Autonomo a fine settembre di quell’anno storico. Il primo Sindaco fu Giuseppe Megale e nella composizione dei 14 componenti la prima Giunta comunale, possiamo leggere nomi a noi noti, ma anche alcuni a noi sconosciuti: Gabrielli Giuseppe, Vecchiarelli Giacomo e Domenico Antonio, Danesi Gaetano e Antonio, Mariani Vincenzo, Celli Carlo, Biancucci Giambattista, Tomassi Gaetano, Kofler Pietro Antonio e Giovanni, Querqui Tommaso, Fraschetti Enrico. Con l’annessione al Regno d’Italia fu emanato un decreto che imponeva l’unificazione delle provincie di Roma, Civitavecchia, Velletri, Viterbo e Frosinone in un’unica Provincia con capoluogo Roma, governata da un Prefetto. Le altre quattro ex Province ebbero la qualifica di Circondari e fu preposto un Sottoprefetto. Il Circondario di Frosinone fu diviso in dodici mandamenti e Strangolagalli, che contava 1398 abitanti, venne inserito in quello di Ceprano. Da alcuni documenti presenti presso l’archivio parrocchiale apprendiamo che esisteva un forno privato, che ottemperava anche alle esigenze del paese, un ospedale e un lazzaretto ove erano ricoverati i malati infettivi. Inoltre apprendiamo che numerosi fondi rustici prendevano il nome da fontane o pozzi: Gorga, Pisciarello, Lago Majore, Pozzo, Canale, le fontane Maccarone, Maradio, Pecorara, di Vezzo, Jella, le Scrime, la Macchia, Nascosuro.
Il violento terremoto del 13 gennaio 1915 che distrusse Avezzano, causò numerosi danni anche nel nostro Comune, molte abitazioni furono lesionate tanto che ancora oggi alcune presentano dei tiranti per garantirne la stabilità. Pochi mesi dopo lo scoppio della Grande guerra provocò altri drammi e numerosi lutti, la lapide posta all’ingresso della chiesa parrocchiale ricorda il sacrificio di questi 21 concittadini, morti per la Libertà. Intanto iniziavano i lavori per la realizzazione della strada per Ripi che fu inaugurata il 2 marzo 1922. La vita amministrativa del primo dopoguerra fu travagliata con rivalità sempre più profonde, tanto che spesso si finiva davanti ai Tribunali. Dopo svariate richieste, nel 1930 è istituita una caserma dei Carabinieri.
Nel 1924-25 fu nominato Commissario prefettizio il dott. Antonio Perilli e, tramite un opuscolo dell’epoca, si apprende che fu realizzato il muro di sostegno di Piazza Elena, una cabina che forniva energia elettrica sia per la pubblica illuminazione, sostituendo i vecchi lampioni a gas e sia per alcune famiglie del centro, il Parco della Rimembranza, posto all’inizio di via Aringo e andato distrutto nel maggio ’44 non fu più ricostruito; fu istituita anche la classe V elementare per completare così in paese il corso della scuola primaria. In base al Decreto del 02 gennaio 1927, che fissava i confini della neonata Provincia di Frosinone (06/12/26), Strangolagalli entrò a far parte dei 91 comuni componenti. Durante il periodo fascista, i sindaci furono sostituiti dai podestà e il dott. Perilli, nominato Podestà, dette il via ad una importante opera civile e sociale, la costruzione di un acquedotto comunale per la distribuzione dell’acqua nelle abitazioni del centro del paese, alimentato dalla sorgente di Boccafolle sita nel territorio del Comune di Monte S. Giovanni Campano. L’opera fu inaugurata il 23 ottobre 1934 dal Podestà Vincenzo Querqui. Ancora oggi continua ad essere un fiore all’occhiello del nostro ingegno ed acume e a ricordo di tale evento, venne costruito il fontanone di piazza Elena.
Scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e Strangolagalli ripiombò nella distruzione e nel terrore; numerosi i lutti militari e civili, soprattutto durante l’assedio a Montecassino (ottobre ’43 – maggio ’44). Il paese fu occupato dai Tedeschi e ritenuto un importante centro di vettovagliamento per i soldati che combattevano sul fronte. Durante la ritirata, parte del centro abitato fu minato, la chiesa di San Rocco completamente rasa al suolo, assieme ad altri edifici della zona. Passata la guerra, si passò a bonificare il territorio dagli innumerevoli ordigni bellici disseminati in loco. Il 16 marzo 1947, sul lato destro dell’ingresso della chiesa parrocchiale fu benedetta una lapide che ricorda i ventuno caduti nei vari campi di battaglia.
Iniziò la ricostruzione che richiese coraggio e costanza. Il sindaco si prodigò per costruire un edificio scolastico degno del paese, visto che la popolazione era aumentata (nel 1951 si era in 2767) così come l’analfabetismo. Intanto molti concittadini presero la triste e dolorosa strada dell’emigrazione soprattutto verso Francia, Germania, Belgio, Inghilterra, Canada, U.S.A. e Australia.