Cenni storici sulla Chiesa di San Michele Arcangelo
L’edificazione della Chiesa di San Michele Arcangelo, secondo le notizie riportate da Mons. Vittorio Giovardi in un manoscritto depositato presso la biblioteca Giovardiana di Veroli, può essere datata tra il 1715 ed il 1751. In questo manoscritto Mons. Giovardi parla del ritrovamento, durante lo scavo delle fondazioni che si stava eseguendo proprio in quel periodo, di una lapide di epoca romana su cui era incisa una scritta in carattere latino, riportante la volontà di tre liberti romani di essere sepolti assieme. Tale lapide è murata attualmente sulla parete nord del campanile, ovvero su Via Vittorio Emanuele ed il testo riportato è il seguente: L. DECI. L. L. RUFIONIS (Tomba di Lucio Decio Rufione) ARBIT. PHILARG (costruita sotto la direzione di Filarguro) L. DECI. L. L. PHILAR (di Lucio Decio Filarguro) DECIAE. L. L. FA (e di Decia Fausta).
Precedentemente a tale data, è possibile ipotizzare l’esistenza di una cappella, chiamata “Cappella dell’Angelo”, poiché nella rationes decimarum, cioè nell’antico registro delle decime (tasse) del Castrum Strangolagalli (1331-1333), risultano anche i versamenti della suddetta cappellina alla Diocesi di Veroli. Sottostante l’attuale pavimento della chiesa esistono una serie di cappelle di forma rettangolare e dalle spesse mura, strutturalmente concepite come delle cellule indipendenti, utilizzate sicuramente nei tempi antichi per la sepoltura. E’ proprio su tale struttura che tra 1715 ed il 1751 la Cappella dell’Angelo viene ristrutturata e soprattutto ampliata dando origine all’attuale Chiesa di San Michele Arcangelo. Questo intervento operato dal Vescovo di Veroli, Mons. Lorenzo Tartagni, sicuramente prevedeva un irrigidimento della parete su Via dell’Orto, cioè sul lato sud della chiesa e la realizzazione di due altari laterali. Tale parete permetteva inoltre la collocazione di strutture funzionali, quali la sagrestia. Dalla parte opposta, su Via Vittorio Emanuele (lato nord), non essendo possibile l’ampliamento, venivano realizzati due altari laterali, simmetrici ai primi, incassati in apposite nicchie. Veniva realizzato l’Altare principale, disposto nella parte presbiteriale della chiesa e successivamente indietreggiato ed inserito al centro del coro e conseguentemente veniva eretta la torre campanaria, emergenza principale dell’intera struttura.
La parte anteriore della chiesa veniva ampliata e disposta di una facciata occasionale, definita poi in stile neoclassico intorno alla fine del 1800 e gli inizi del 1900 e rimasta tale fino ai giorni nostri. L’attuale interno della nostra chiesa presenta un’orditura barocca, dove un sottile basamento in marmo bardiglio, sottolinea il perimetro dell’unica navata di cui è composta. Su tale basamento di marmo si impostano le paraste (o lesene) che evidenziano il coro, gli altari laterali e le nicchie celebrative che racchiudono i santi. La pavimentazione è in stile cosmatesco (stile che prende il nome da un gruppo di famiglie di artigiani del marmo, i Cosmati) presente in molte altre chiese della Diocesi verolana del periodo. La luce è controllata da un finestrone principale che si immette radialmente sullo spazio interno e da quattro finestre laterali che proiettano una luce differenziata sui rispettivi altari. Inserita nel coro dell’Altare, racchiusa in una stupenda nicchia celebrativa, vi è la statua di “San Michele Arcangelo”, cioè del Patrono di Strangolagalli. Lateralmente abbiamo invece le statue della “Vergine della Misericordia” (Miseremini Mei), della “Regina SS. del Rosario” (Regina Sacratissimi Rosarii), del “Sacro Cuore di Gesù” (Cor Iesvs Sacratissinvm), della “Vergine Addolorata” (Virgo Dolorosissima) e di “San Rocco”. Integrata in uno degli altari laterali vi è inoltre un’espressiva statua del “Cristo Morto”.